Cose di casa nostra
a cura di Mario Boggio
In riferimento all’ottima illustrazione della copertina del n° 11 del NOTIZIARIO 2010:
Da “IL RISTRETTO E ALTRE OPERE INEDITE”
di Carlo Antonio Coda 1614-1670 Biella
“..invece erano molto pregiati di quella zona i vitelli da latte che si allevavano in quel di Trivero”.
Alla nota 17 Torrione commenta:
“L’allevamento dei vitelli era particolarmente curato a Trivero e costituiva, prima del sorgere dell’industria tessile, una fonte di reddito non indifferente per i suoi abitanti.
I vitelli di Trivero erano particolarmente ricercati in tutto il Piemonte.. come asserisce fin dal ‘600 il Coda. Questa loro abilità nell’allevamento valse agli abitanti del posto il nomignolo di bucin da Terve’ e generò una curiosa leggenda e una canzone popolare: se ‘l munt Barun a fuss tutt pulenta e ‘l Sessera a fuss tutt lacc, oh che bun mangè par i bucin da Tervè.
La leggenda narra poi che a Trivero Matrice un pastore ebbe la grata sorpresa che una delle sue bovine partorì tre robusti vitelli. Il figlio del pastore, presente al parto, confuso dell’insolito fatto e non sapendo dove collocare i due vitelli in soprannumero, chiese al padre istruzioni e questo gli disse: uno portlu là e l’altro coggilu là.
La località dove avvenne il fatto eccezionale fu denominata TERVE’ (Trivero) che nel dialetto del posto significa tre vitelli.
E così, dice ancora la leggenda, dove è stato collocato il secondo vitello portlu là è sorto il villaggio di Portula, mentre il terzo coggilu là ha dato origine al paese di Coggiola.”
E’ una leggenda tramandata dai nostri “vecchi”, ma sappiamo che alla base di ogni leggenda c’è sempre uno sfondo di realtà. E di reale c’era e c’è che il territorio triverese è propizio all’allevamento dei bovini, per il clima e il suo pascolo, ora un po’ trascurato. Comunque a conservare la tradizione qualcuno c’è ancora!