..DALLE MEMORIE.. quasi una parabola
di Mario Boggio
Verso la fine del milleottocento, in una frazione di Trivero, viveva un personaggio un po’ particolare: un vecchietto tutto pelle e ossa, con una barbetta grigia non molto curata.
Stando a quanto mi raccontava nonna Claudina, lo chiamavano “Barba PIN”, non perché fosse zio di molti, ma per il rispetto alla sua età.
Effettivamente era zio di qualcuno, che aveva terre e bestie, ma da loro era considerato un po’ strambo, perché si era dedicato alla povertà , per poter raggiungere il Paradiso, evitando i lussi della vita terrena: si diceva che dormisse sui ricci delle castagne, per fare penitenza.
Tutta la sua perseveranza e forza, però, trovava un limite alla sera, quando tornava con il piccolo recipiente del latte, “brunsin”, dove c’era una lira di latte che qualche anima buona gli aveva dato.
Prima di salire i cinque scalini che lo portavano dove dormiva, non resisteva alla tentazione di bere un sorso di latte a ogni scalino. E scalino dopo scalino, quando arrivava in cima il recipiente era vuoto.
Riconoscendo la propria debolezza si diceva: “Pin hai voluto fare il golosone ora mangia la minestra scondita” – “te vulu fe el galup, mangia la mnestra lusca”.Immancabilmente alla sera si accontentava del riso bollito dell’acqua e basta.Non si conoscono altre vicende del nostro “Barba Pin”, ma la leggenda riferisce che arrivato in Paradiso San Pietro gli avrebbe detto: “..ma Pin, le penitenze dovrebbero farle quelli che possono rinunciare a qualche cosa, perché per arrivare in Paradiso tu non dovevi far niente di particolare. Il tuo posto era già qui, perché l’Inferno l’avevi già avuto sulla terra!”.